mercoledì 11 marzo 2009

Riposo!

E' da tre giorni che sono a riposo a causa del dolore al tallone del piede destro, è la prima volta da quando ho iniziato a correre quattro anni fa, che appendo le scarpe da ginnastica per tre giorni consecutivi. Spero di risolvere l'acciacco il prima possibile, grazie per i consigli, il ghiaccio ha funzionato, il dolore è meno intenso e riesco a camminare. Comunque, ieri mattina e stasera sono andata a nuotare: 50 vasche ieri, 62 oggi!
In questi giorni mi è arrivato a casa l'ultimo numero della rivista l'Alpino, ho letto un racconto che mi ha particolarmente colpito, è una storia vera di grande umanità: " Un alpino clochard " di Albino Albertini.

Nel periodo di festività natalizie mi torna alla mente la storia di un uomo che vorrei raccontare, per non dimenticare.
Lo vedevo ogni mattina appena uscivo di casa e lo rivedevo spesso in giro per il quartiere durante il giorno, era minuto, asciutto. Sempre in strada, sempre in cammino, alla ricerca di qualcosa da mangiare, frugava dappertutto senza mai darsi per vinto. Di giorno riposava sulle panchine dei giardini, di notte dormiva sui cartoni sotto la pensilina di una scuola. Si sdraiava molto presto per non rischiare di perdere il posto. Lo salutavo sempre, era un ometto quasi vicino all'ottantina e aveva la schiena ricurva. Il volto leale, pieno di rughe e sempre pronto al sorriso.
Natale 1993. Volevo dividere il pranzo con chi era solo e ho scelto lui. Varcata la soglia della sua diffidenza accettò di seguirmi, con la sua bici colma di borse piene di non so che cosa. Dopo un bel bagno, anche se non valeva saperne di lavarsi, gli donai i miei vestiti ed il cappotto che non mettevo più. In sala vide il mio cappello da Alpino. Si fermò ad osservarlo e delle lacrime scesero dai suoi occhi bagnandogli le guance rosse.
Mi disse: "Aspetta, scendo e torno subito". E' salito con un sacco con dentro ben conservato il suo vecchio cappello da Alpino, con una piccola penna e dei fori.
"Quei buchi cosa sono?" gli chiesi. "Servivano per ingannare il cecchino". Gli richiesi: "Ma chi sei?", e dopo il pranzo mi raccontò la sua epopea.
"I miei genitori sono morti durante la prima Guerra Mondiale. Sono stato cresciuto in un collegio da dove sono fuggito. Una famiglia mi accolse e mi adottò per fare il "fameo": ero il servo di tutti, dormivo sopra una stalla di buoi. A 18 anni mi arruolai nell'esercito. Ho cambattuto in Africa, in Albania e poi inquadrato in una compagnia di Alpini, sono stato spedito in Russia, sul Don. Volontario, sono rimasto a sparare fino all'ultima cartuccia per contrastare l'avanzata del nemico. Poi camminando giorno e notte, soffrendo freddo e fame, sono riuscito a trovare il resto del mio reparto. Partecipai allo sfondamento di Nikolajewka.
... dopo l'8 settembre sono stato catturato a Trieste dai tedeschi ed avviato verso un campo di concentramento, dal quale fuggii prima di essere internato. Camminai verso l'Italia. Mi trovarono dei gruppi di partigiani e lì rimasi con loro a combattare fino alla fine della guerra. Poi ognuno tornò alla propria casa. Io da allora ho cominciato a camminare in lungo e in largo per tutta l'Italia. La mia ultima tappa sarà qui a Verona e poi partirò per un altro viaggio a trovare tanti miei compagni e a chiedere perdono per tutti quelli che ho ucciso".
Si era fatto tardi, calava il buio della notte. Mi disse:" Adesso devo andare, ad occupare il posto per dormire la notte. Altrimenti se ritardo ancora mi prendono non solo il posto, ma anche i miei cartoni".
Ringraziò mia moglie, lo abbracciai come un padre e mi disse che era stato il più bel giorno della sua vita.
Anche per noi è stato il più bel Natale della nostra vita.
Per un certo periodo dovetti assentarmi da casa e al rientro, non vedendolo in giro, domandai di lui. Mi fu riferito che era stato trovato in una gelida notte dietro un banco del mercatino rionale, assiderato. Come coperta aveva i suoi cartoni. Si chiamava Angelo. Era volato in cielo.
Né onore, né gloria, nessuna medaglia, nessuna via a suo nome, non era nessuno, solo un grande combattente, un eroe, un Alpino Clochard. Spero che almeno il suo cappello sia stato sepolto con lui.
Che malinconia mi rimase non vedendolo più.

Anche se Natale è lontano , tra dieci giorni è primavera, spero che apprezziate il racconto.
Buonanotte!

1 commento:

Miticojane ha detto...

Ciao fecice di conoscerti, non ti preoccupare, passerà, anche son fermo ormai da 3 settimane, ma l'importante è pensare avanti quando ritorneremo più forti di prima, a presto